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30 settembre, 2006

Bufalo Bill


Il paese era molto giovane,
i soldati a cavallo erano la sua difesa.
Il verde brillante della prateria
dimostrava in maniera lampante l'esistenza di Dio,
del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.

A quel tempo io ero un ragazzo
che giocava a ramino, fischiava alle donne.
Credulone e romantico, con due baffi da uomo.
Se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte,
fra la vita e la morte, avrei scelto l'America.

Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
la locomotiva ha la strada segnata,
il bufalo può scartare di lato e cadere.
Questo decise la sorte del bufalo,
l'avvenire dei miei baffi e il mio mestiere.

Ora ti voglio dire: c'è chi uccide per rubare
e c'è chi uccide per amore,
il cacciatore uccide sempre per giocare,
io uccidevo per essere il migliore.
Mio padre guardiano di mucche,
mia madre una contadina.
Io, unico figlio biondo quasi come Gesù,
avevo pochi anni e vent'anni sembran pochi,
poi ti volti a guardarli e non li trovi più.

E mi ricordo infatti di un pomeriggio triste,
io, col mio amico 'Culo di gomma', famoso meccanico,
sul ciglio di una strada a contemplare l'America,
diminuzione dei cavalli, aumento dell'ottimismo.
Mi presentarono i miei cinquant'anni
e un contratto col circo "Pacebbeene" a girare l'Europa.
E firmai, col mio nome e firmai,
e il mio nome era Bufalo Bill.


Francesco Degregori, 1976